Ogni volta che sono solo con te (Italian Edition) by Amabile Giusti

Ogni volta che sono solo con te (Italian Edition) by Amabile Giusti

autore:Amabile Giusti [Giusti, Amabile]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9781503901827
editore: Amazon Publishing
pubblicato: 2018-11-05T23:00:00+00:00


Mi risveglia Prince, nervoso.

Mi sono addormentata sul letto di Harrison, per fortuna senza lui dentro. Mi sa che son passate delle ore, perché fuori è buio. Quanto ero spossata?

Gli apro la porta, ed esco anch’io. Stranamente non piove, e in cielo riesco a intravedere le stelle. Tuttavia non riesco a intravedere Harrison.

Guardo nella stalla, nel campo, negli immediati dintorni. Non c’è. Non so cosa pensare, tranne che ho un po’ di paura.

Quando mi volto per tornare, mi scontro con qualcosa. No, qualcuno. No ancora: Harrison.

«Non devi allontanarti così tanto dalla casa senza portarti dietro un’arma!» mi rimprovera.

«Do… dov’eri?» balbetto. Ho freddo, sono uscita senza un giaccone, ma ho il sospetto che in parte dipenda dalla terribile sensazione di averlo perso.

Averlo perso? Quando mai è stato mio? Assecondare i batticuori e i sogni può essere molto rischioso, ragazza, se non addirittura fatale. Può essere come la ferita di un orso inflitta senza parsimonia: giù, giù, fino ai polmoni, fino a soffocarti.

Allora mi accorgo che ha qualcosa sotto un braccio, qualcosa di voluminoso.

«Vai dentro» mi dice.

Quando siamo in casa mi rendo conto di cos’è l’oggetto che trasporta: un materassino arrotolato, di quelli piccoli e sottili, di solito inseriti nei divani letto.

«Dove lo hai preso?» gli domando.

«Me lo ha dato Maya.»

«Sei… sei andato da Maya? Da solo?»

«Dovevo prima chiederti il permesso?»

«E se ti fossi sentito male?»

«Il coyote avrebbe avuto scorte alimentari per un bel pezzo. Ma non sono così delicato, quindi smettila di osservarmi come se fossi un moribondo.»

«Fino a ieri lo sembravi, un moribondo.»

«E invece sono un fottuto diavolo, e i diavoli non muoiono mai. Piantala, Leo.»

Il modo in cui mi chiama mi addolcisce.

«Cos’è quello?»

«Non so, cosa ti sembra, un opossum imbalsamato? Sono andato da Maya per farle controllare la ferita, poi ho notato che lo teneva inutilizzato dietro un mobile e le ho chiesto di prestarmelo. E no, non mi ha fatto male trasportarlo, se è quello che stai per chiedermi. Cazzo, nemmeno mia madre si è mai preoccupata tanto. Non sono fatto di vetro. Sono un uomo grande e grosso. Dunque, e te lo ordino una volta per tutte: resetta i discorsetti apprensivi.»

Quindi stende il materassino a terra.

L’illuminazione mi colpisce come il sole che mi manca.

È per me.

Per evitarmi di dormire sul pavimento.

Per farmi stare più comoda.

Lo guardo come se mi avesse appena donato una stella. Una stella non caduta, che è andato a prendere direttamente in cielo.

«Leonora» mi fissa con aria esasperata. «È solo un cazzo di materassino, non un rene.»

«Chi ti ha detto niente.»

«Tu dici le cose anche senza dirle. Te l’ho già detto: sei un libro aperto. Non ho mai incontrato un essere umano tanto limpido. Mi guardi come guarderesti qualcuno che ha appena percorso a piedi il deserto, per salvare un cucciolo. Quando ti dimentichi di controllarle, le tue emozioni affiorano in un modo pericoloso. Sembrano fatte di sangue che scorre in un corpo trasparente.»

«Pericoloso? Pericoloso per chi?»

«Per tutti» borbotta, sbrigativo, come se improvvisamente volesse cambiare discorso. «E adesso mangiamo qualcosa, e poi concludiamo questa giornata logorante.



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